lunedì 4 ottobre 2010

Osterie, Bacari e dintorni a Venezia

A Venezia si incontrano diverse Calli del Magazen (di cui vediamo nella foto un nizioletto curiosamente reinterpretato), ma contrariamente a quanto potrebbe sembrare i Magazen non erano "magazzini", ma rivendite di vino al minuto. Nei Magazen inoltre si praticava il prestito su pegno e vi si riceveva in cambio due terzi in denaro e un terzo in vino di bassa qualità, detto appunto “vin da pegni”.
Anticamente a Venezia esistevano varie tipologie di locali, oltre ai magazen c’erano le osterie, che svolgevano anche funzione di albergo, poi c’erano le malvasie, dedite alla sola rivendita di vino foresto, cioè straniero (ricordiamo che la malvasia non è un vino siciliano ma greco), poi c’erano i bastioni e i samarchi, vere e proprie bettole dove si potevano anche mangiare i famosi cicheti, cioè gli antenati delle tapas spagnole, poi c’erano le furatole, dove si consumavano pasti veri e propri, infine c’erano i fritolini, dove si consumava solo pesce fritto e polenta.
Più recenti sono i "bacari", locali dove tradizionalmente si beve un'ombra di vino e si gustano i cicheti. Il nome forse deriva dai "bacari" (singolare: bacaro), un termine, che a sua volta deriva dal "Baccho", dio del vino. Secondo un'altra teoria deriva da "far bàcara", espressione veneziana per "festeggiare". "Bacari" si chiamavano una volta quei vignaioli e vinai, che venivano a Venezia con un barile di vino per venderlo in Piazza San Marco, insieme con dei piccoli spuntini.
Nei veri bacari è possibile consumare anche vino di ottima qualità.

"Chi ben beve, ben dorme,
chi ben dorme, mal no pensa,
chi mal no pensa, mal no fa,
chi mal no fa, in Paradiso va.
Ora ben bevè che el Paradiso avarè!"


English version

Version française

8 commenti:

  1. Ecco che cosa scrive la guida di Touring Club Italiano:
    "Le chiamano bàcari e la radice ricorda un po' il Dio Bacco (((mi viene in mente la bellissima esclamanzione "Perbacco!" che si poteva sentire nella commedia dell'arte))), un po' la bàcara (che in dialetto vuol dire "brocca") e il tardo latino bàcar (vaso per il vino)."

    RispondiElimina
  2. In effetti esistono diverse possibili interpretazioni sull'origine di questa parola, così come su tante altre usate a Venezia (come la stessa "gondola", di cui esistono almeno una decina di spiegazioni diverse...). Questo è tipico delle città crocevia di diverse culture, com'è stata Venezia per secoli.

    RispondiElimina
  3. che bel post! pieno di richiami linguistici che mi piacciono tanto perchè rispecchiano e mutano con la vita

    RispondiElimina
  4. eh sì, la lingua è un organismo vivente e anch'io trovo estremamente affascinate la memoria storica delle parole

    RispondiElimina
  5. Complimenti Walter,
    precisione e curiosità non mancano mai nei tuoi post!
    Credo sia difficile avere una guida migliore di te per questa città. Saramago scrisse "Viaggio in Portogallo" e per me è stato un vero "documento viatorio" per visitare quel paese. Quando vai a scrivere il tuo su Venezia?
    Spero presto.

    RispondiElimina
  6. Grazie Nela, troppo buona... però io non sono Saramago! Essere una buona guida non vuol dire essere anche un grande scrittore come lui ;-)

    RispondiElimina
  7. Walter, come dicono i tedeschi: "Mach Dir mal keine Sorgen!" (non preoccuparti! Nrd), basta che scrivi come nel tuo blog e la guida sarà perfetta! Poi, però, non dimenticare di mandarmi l'invito per la sua presentazione! ;-)

    RispondiElimina