mercoledì 1 dicembre 2010

Cibi da mar

Se prendiamo alla lettera le lamentele dei passeggeri delle navi veneziane, ci facciamo l'idea che le cose commestibili a bordo fossero ben poche, in realtà non si mangia così male, ma tutto dipende, come si direbbe oggi, dal "pacchetto" che si sceglie!
I pellegrini che nel Medioevo vanno in Terrasanta, se sono poveri, provvedono al vitto per proprio conto, gli altri si accordano con la formula "all inclusive", che comprende anche i pasti a bordo. I più ricchi mangiano alla tavola del capitano, di solito ben rifornita.
Il nobiluomo veneziano Alessandro Magno, imbarcatosi nel 1557 alla volta di Cipro, parla di tre tavole: tra la prima (quella del capitano) e la seconda (frequentata dall'equipaggio specializzato), non c'è molta differenza, si mangia egualmente bene, Nella terza tavola la qualità scende e, ad esempio, il vino è allungato con l'acqua, anche perché è difficile conservarlo a bordo. Il rituale delle tre tavole che rompe la monotonia del mare e offre occasioni di contatti sociali, colpisce il francese Carlier de Pinon, che ci lascia una descrizione vivissima del suo viaggio verso Levante su una nave Veneziana. Ma qual è la lista delle vivande descritta da Carlier de Pinon? Formaggi, carni e pesci salati, olio, vino e acqua di base, ma poi nei porti le navi si riforniscono anche di frutta, uova e verdure. E' diffusa comunque l'abitudine di tenere a bordo animali vivi: pollame, pecore e vitelli che vengono macellati all'occorrenza.
Anche se l'alimentazione da mar, risponde innanzitutto all'esigenza di consumare derrate a lunga conservazione, è innegabile che ci sia anche una certa attenzione verso la salubrità dei cibi. Prevenire disturbi fisici legati al consumo dei cibi è considerato fondamentale soprattutto per gli uomini dell'equipaggio che devono mantenersi in forze per condurre la nave a destinazione. Una malattia piuttosto diffusa è lo scorbuto e per combatterla sulle navi veneziane si consumano rametti carnosi e gonfi di succo salato di una pianta spontanea della laguna veneta: la salicornia. Ad alto contenuto di acido ascorbico, si può mangiare fresca in insalata, o bollita come i fagiolini, ma sottaceto è una vera prelibatezza.
L'altra derrata marittima di cui i veneziani vanno fieri è il panbiscotto, una galletta di alta qualità e lunga durata, confezionata con farina di grano e burro, ma di cui la ricetta completa era ed è tutt'oggi segreta. Durante degli scavi eseguiti sull'isola di Creta, a metà Ottocento, vennero ritrovate delle scorte di panbiscotto risalenti alla guerra con i Turchi nel Seicento, ed erano ancora commestibili!


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(Fonte: C.Coco)

2 commenti:

  1. Dunque qualche osservazione e critica. Cominciamo dalla critica
    Se uno come te scrive cose così dettagliate su Venezia, allora dovrebbe tenere un corso all'Università (lo so, sono tempi duri in Università, ma bisogna pur sempre sperare che migliori)
    Critica a fin di bene ;-)
    Osservazione critica sul "panbiscotto" Gli alimenti di alta qualità e per di più con la fama di avere una ricetta segreta sono fonte di reddito.
    Esempi ce ne sono a iosa: i pasteis de Belem a Lisbona, la Sacher di Vienna etc etc. Ora se Siena ha il suo panforte, non vedo perché Venezia non dovrebbe rispolverare il suo panbiscotto!
    Critica a fin di...marketing :-)

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  2. In tutta onestà non ricordo di aver mai messo piede in una Università, nemmeno per la tesi di mio fratello (non per cattiva volontà, ma perché quel giorno ero all'estero per lavoro), dubito pertanto che mi accetterebbero ;-)

    Temo che il panbiscotto utilizzato nelle galee veneziane non possa avere molto successo oggigiorno, in quanto trattasi poco più, o meglio, poco meno di una galletta secca e salata il cui unico pregio era quello di durare a lungo ed avere un rapporto peso/calorie molto efficiente! ;-)

    Eppoi dolci veneziani tipici ne abbiamo già da soddisfare molte fantasie:
    bussolai, essi, baicoli, pinza, fritoe, zaleti, galani, tiramisù...

    PS: adoro i pasteis de belem!! (invece la sacher non mi fa impazzire...)

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